L’importanza del microchip

La Federazione nazionale Ordini veterinari italiani (Fnovi) e l’Oipa (Organizzazione internazionale protezione Animali) lanciano una inedita campagna per il controllo gratuito del corretto funzionamento del microchip di cani e gatti di proprietà. Un cane o gatto che si smarrisce può tornare in breve tempo nella sua famiglia grazie alla lettura del microchip, più piccolo di un chicco di riso e rivestito di materiale biocompatibile, che viene iniettato dal veterinario sotto la pelle dell’animale. Il dispositivo contiene un codice numerico che identifica il pet ed è collegato al proprietario, nella banca dati dell’Anagrafe degli Animali d’affezione, con indirizzo e numero di telefono. Come tutti i dispositivi tecnologici, il microchip può danneggiarsi durante il gioco o a seguito di un trauma: per evitare ogni malfunzionamento è dunque importante farne verificare il corretto funzionamento dal medico veterinario di fiducia, per esempio in occasione della visita periodica di controllo. Il microchip è obbligatorio per i cani, ma i proprietari di gatti e furetti possono, su base volontaria, decidere di identificare i propri animali attraverso tale dispositivo. Dalle cifre della banca dati emerge chiaramente come, a fronte di quasi 14 milioni di cani microchippati, i gatti sono poco più di un milione, senza considerare i furetti, circa 2.400, poiché per queste due specie non esiste alcun obbligo d’iscrizione alle Anagrafi territoriali. Per questo Oipa chiede da tempo che anche per gatti e furetti sia introdotto l’obbligo di microchippatura, efficace strumento per combattere il randagismo.

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