Ogni anno quasi 100 milioni di squali vengono catturati in tutto il mondo, principalmente per le pinne, ingrediente fondamentale di alcuni piatti ritenuti prelibati nei menu di molti Paesi, soprattutto asiatici. Lo ‘shark finning’ – riporta Adnkronos – è una pratica di pesca crudele che consiste nel taglio delle pinne dell’animale, spesso ancora vivo, che viene poi rigettato in mare. Senza pinne gli squali affondano e soffocano, muoiono dissanguati o vengono mangiati da altri animali. Molti Paesi europei sono coinvolti nel business delle pinne di squalo eppure il regolamento dell’Unione Europea ”Fins Naturally Attached”, in vigore dal 2013, vieta senza eccezioni lo stoccaggio, il trasbordo e lo sbarco di tutte le pinne di squalo nelle acque dell’Ue e su tutte le navi dell’Ue: l’animale morto deve essere caricato intero, e solo in porto possono essere asportate le pinne. Per sensibilizzare sul tema, il 2 settembre si terrà la conferenza ”Lo Shark Finning e il declino dei grandi squali. Una pratica di pesca crudele che mette a rischio la sopravvivenza di questi importantissimi animali”. La conferenza è ospitata, nell’ambito della mostra fotografica The Living Sea (fino al 9 ottobre) presso il Museo di Storia Naturale Giancarlo Ligabue di Venezia e organizzata da Fon – Focused on Nature, Marevivo Onlus e Marevivo Veneto.
.
Rispondi